Perché si torna nei luoghi anche sapendo che non si può tornare indietro? Forse una parte di noi crede davvero che il passato se ne stia lì, ancora e ancora e in eterno, e che lo possiamo riacciuffare, per sapere che c'è, che ancora vive. Ma il passato smette di vivere mai? Chiara e Samuele rimettono piede sull'Isola a distanza di anni dal loro ultimo incontro.
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Anni che hanno reso pesanti i loro cuori. Prima che tutto cadesse in pezzi, Chiara e Samuele non erano soltanto cugini quasi fratelli, erano una cosa sola, talmente mescolati l'uno dentro l'altra da non capire dove iniziasse lui e dove lei. Ed era stato sempre così, da quando, bambini, si erano ritrovati a passare le loro estati a casa della nonna, la meravigliosa villa sull'Isola, un nido maestoso e accogliente che li aveva coccolati e fatti sentire protetti, felici nel loro isolamento. Poi però l'incontro con Siria aveva cambiato tutto, rendendo visibili le crepe del legame tra loro due, tra loro e la nonna, e soprattutto dell'idea che avevano dell'amore. Un amore in cui tutto – così era nella loro famiglia – si mischiava: il nero e il bianco, l'accoglienza di un abbraccio e gli sguardi di ammonimento, la sconfitta e la vittoria, la gelosia e l'unicità. Tutto, perché l'amore era questo, no?, la più grande contraddizione da risolvere, una guerra che non vinci e non perdi, che ti tiene vivo più di ogni altra cosa e che, alla fine, non si risolve mai. Ora però, dopo essersi feriti e persi, sono costretti a rivedersi e a rivivere il loro passato, facendo i conti con le fragilità, i sensi di colpa, le frasi pensate e mai dette. Separarsi, per loro, potrebbe essere stato un modo per ritrovarsi, anche se forse la parola giusta è trovarsi. L'unica possibile per chi, come loro, si era mischiato fino a perdersi.