La Terra ha un'età venerabile, circa 5 miliardi di anni. La vita è comparsa oltre 3 miliardi di anni fa, per poi «esplodere» mezzo miliardo di anni fa.
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Ebbene, in tutto questo tempo nessuna specie vivente ha influenzato il pianeta tanto quanto noi, nessuna specie è stata altrettanto egemone, nessuna è riuscita a cambiare lo stato e le condizioni globali, anche al di fuori dell'ambiente che abitava. Un primato di cui c'è ben poco da gloriarsi e di cui siamo noi stessi le prime vittime, come la recente pandemia da coronavirus ha dimostrato. L'umanità si comporta come una specie infestante, universalmente. Terra, mare, cielo, e adesso anche lo spazio, sono sottoposti a un incessante processo di contaminazione, sempre più rapido e in alcuni casi ormai irreversibile. Reversibile è, in fisica, ciò che, ripristinando le condizioni iniziali, torna allo stato di partenza. Magari dopo tanto tempo, ma ci torna. L'irreversibilità è il punto di non ritorno, la soglia che non dovremmo superare a nessun costo. Anche se molti danni sono fatti, quelli più gravi siamo ancora in tempo a prevenirli. Ma dobbiamo sapere quali sono e come ciascuno può contribuire a sventare il pericolo. Ciascuno, perché questo non è un lavoro per l'Incredibile Hulk. Non c'è un mostro nato dalla terra, o sceso dal cielo, debellato il quale, l'armonia e la prosperità torneranno a governare il mondo e la natura offesa avrà vendetta e risarcimento. Quello che bisogna sconfiggere non è un singolo nemico perché, chi più chi meno, il nemico siamo tutti noi, esercito di guastatori spesso inconsapevoli. Prenderne coscienza e adoperarsi per rimediare è l'imperativo del Ventunesimo secolo.