Le disuguaglianze economiche sono ormai da anni in scandaloso aumento. Su questo tema sono state pubblicate opere importanti e di grande diffusione a firma di economisti, sociologi, giornalisti. Questo libro affronta il problema da una prospettiva nuova e originale, analizzando le radici psicologiche del fenomeno, rintracciabili nei meccanismi mentali di dominanza e sottomissione.
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Le disparità sociali sono responsabili dell’infelicità collettiva che assedia le nostre società: seminano sfiducia, indeboliscono la coesione sociale e, con essa, la democrazia. Perché, allora, i tentativi di contrastarle sono così pochi e deboli? Il saggio esamina come le disuguaglianze vengono costruite, occultate, accettate, interpretate, contrastate, esplorando i meccanismi di assoluzione o di colpevolizzazione in gioco. Come funzionano le disuguaglianze? Possono essere combattute? Quali processi psicologici contribuiscono alla loro persistenza nonostante le evidenze scientifiche mostrino concordemente che sono deleterie per la vita della collettività? Il libro cerca di rispondere a queste domande seguendo due diverse prospettive: la prima si sofferma sui processi cognitivi e motivazionali che fanno sì che i privilegiati, che della disuguaglianza beneficiano, percepiscano la loro superiorità come legittima e la impongano, o tentino di imporla, all’intero contesto sociale. I membri delle classi elevate si convincono di possedere, in quanto persone di successo, la ‘stoffa giusta’ e di meritare i propri privilegi. La seconda ha a che fare con i processi di chi subisce la disuguaglianza e la accetta, interiorizzandola