Nel mondo del web 2.0, dei social network, delle chat istantanee, dei selfie e del cloud di massa, sembra sempre più chiaro che la rete ha perso buona parte dei valori positivi che in principio voleva rappresentare, diventando un luogo di mercato, dove chi sta comprando ogni tanto è conscio di quel che sta facendo, ogni tanto no. E sempre si vende, inconsapevole.
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Un bosco, un luogo malfamato, pieno di borseggiatori e impostori, in cui spesso ci vengono offerte gratuite distrazioni in cambio dei nostri dati comportamentali, dei nostri profili e interessi, così da cedere i nostri dati personali e i dati di navigazione agli inserzionisti di tutto, condizionando giorno per giorno la nostra vita. È nostro dovere far sì che la tecnologia sia al servizio del benessere dell'uomo, essere attenti a non cacciarci in una condizione di moderna oligarchia digitale, secondo la quale l'uomo è al servizio di (poche e spesso chiuse) tecnologie private e quindi di multinazionali, che hanno come unico fine quello di massimizzare i profitti per pochi. Se torniamo a esercitare il diritto di gestire il nostro tempo, di riflettere, e di scegliere e agire in base alle nostre scelte e non in base alle strategie di qualche ufficio marketing, abbiamo una grande opportunità da cogliere. Non è troppo tardi, non è affatto presto. Interventi di: Guido Avigdor, Carlo Blengino, Pietro Calorio, Giovanna Giordano, Paolo Jarre, Jacopo Mele e Peppino Ortoleva. Prefazione di Enrico Deaglio.