Dio non è solo nei dettagli. Dio è anche nel nostro piatto: nelle patatine fritte al ketchup come nella minestrina di verdura. Il nostro rapporto con il cibo dice tutto dell'atteggiamento che abbiamo nei confronti della vita, rivela le cose in cui crediamo nel profondo.
[...]
Il mondo intero si concentra lì, in quel punto, in quell'istante, perché mangiamo nello stesso modo in cui viviamo: questa è la verità, questo ci dice Geneen Roth. L'abbuffarsi compulsivo o, al contrario, la privazione continua si intrecciano a esigenze intime e assolute che vanno al di là del rapporto con la bilancia o con la nostra immagine esteriore per toccare temi ben più scottanti quali la dose di gioia e di benessere cui crediamo di aver diritto. Pare semplice? Non lo è. Ma la strada che questo libro ci indica è preziosa perché passa attraverso la consapevolezza. Non ha senso negare quel che siamo per diventare qualcun altro. Non ha senso e non funziona. Bisogna invece andare a fondo per trovare quel che già c'è e aspetta solo di essere compreso e accolto. E allora il cibo, noi stessi, la vita, tutto smetterà di essere un muro invalicabile per diventare una porta, una via d'accesso che conduce verso ciò che desideriamo, verso quell'unità che vorremmo essere e non siamo, in cui si cela la compiutezza di un dio.