Iacopo, il Mella, il Paride, il Dimpe, il Malpa, Sandrone. Nel '95 hanno sedici anni. Interessi in comune? Uno, senz'altro: il consumo regolare, diligente, quasi scientifico, di tutte le sostanze. Si guardano giusto dalla morte.
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E così eccoli, in un triangolo di provincia toscana che si allarga talvolta ad abbracciare l'Europa, eccoli riempire le notti, dormire i giorni, convergere comunque e sempre attorno a un bar. Sono un gruppo. E nel gruppo non ci stanno dentro le ragazze, le ambizioni, il lavoro, lo studio, la famiglia. Che pure ci sono (ragazze, ambizioni, lavoro, studio, famiglia) perché intanto la vita, come si dice, continua. Come del resto ci sono il Valdarno degli outlet e degli agriturismi, e l'aria intollerabile di un benessere odioso, forse effimero. Nessuno si prende sul serio e infatti si ride, di sé e degli altri, con beffarda comicità ma nessuno più di loro sa che ogni impresa in cui si cimentano (spesso leggendaria, tragicomica sempre) è un vero blues. Vorrebbero tutti scappare, ma tutti (o quasi) continuano a tornare. Vanni Santoni segue i suoi eroi nichilisti lungo dieci anni di una infinita adolescenza, fitta di episodi esilaranti e magiche apparizioni di comprimari memorabili. Così facendo scrive il manifesto di una generazione che si muove con passo sgangherato sul ciglio del nulla.