1968-2007. È racchiusa fra queste date la parabola degli ultras italiani. Dalla fondazione del primo gruppo alle morti dell'agente Filippo Raciti e del tifoso Gabriele Sandri: la fine della storia, se vincerà la linea della repressione a tutti i costi.
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Sono passati quarant'anni, eppure in molti compresi quei commentatori che il calcio lo vedono solo in tv o quei politici che la curva la osservano dal caldo della tribuna vip - sanno ancora poco del mondo ultras. I giudizi sferzanti, quelli sì, riempiono le colonne dei giornali: "tutti delinquenti", "sono bestie e come tali vanno trattati", "il male assoluto del calcio". In attesa di una terapia più efficace di quella praticata finora - ovvero botte e diffide - e di una gestione meno anacronistica degli stadi è il momento giusto per provare a sollevare il velo dell'ipocrisia e fare luce su un fenomeno che del discusso "sistema calcio" non è nemmeno la parte più marcia. Un libro schietto e provocatorio, per raccontare le curve senza giri di parole. Dal punto di vista di chi la curva l'ha vissuta.